Cosa sta succedendo ad Hong Kong?

Le proteste che da mesi si stanno volgendo ad Hong Kong hanno riflessi sulla politica internazionale e sui diritti umani dei cittadini della città stato

Da ormai 7 mesi emittenti radio, televisioni e giornali ed ovviamente i loro corrispettivi digitali hanno occhi ed orecchie puntati verso Hong Kong.
Da sempre terra della convivenza culturale, economica e persino politica tra Occidente ed Oriente, la città stato cantonese sta affrontando infatti un periodo non tra i più prosperi e tranquilli della sua storia. Dal marzo dell’anno scorso sono in corso una lunga serie di proteste, iniziate pacificamente ma presto degenerate in violenti scontri di piazza con le forze dell’ordine e che hanno prodotto un bilancio umano decisamente pesante: migliaia di feriti (più di 2500) e 2 vittime, a cui si aggiungono un numero elevatissimo d’arrestati (6943 a inizio anno) e anche nove suicidi tra i manifestanti.

Ad accendere le rivolte è stata la proposta in Parlamento di una controversa legge che prevedeva l’estradizione di cittadini incriminati per alcuni reati in paesi come la Repubblica Popolare Cinese:
La Cina dal 1997 detiene la sovranità sulla stessa città-stato, dopo quasi un secolo di dominazione britannica.
Hong Kong gode però di una forte autonomia regionale, anche a livello amministrativo-giuridico, con un proprio organo di governo (presieduto attualmente da Carrie Lam) e sistema legale (derivato infatti dalla Common Law del Regno Unito).
La maggioranza dei cittadini di Hong Kong temono che l’approvazione della legge metta in pericolo le istituzioni parzialmente democratiche della città, nella quali si sta accentuando l’influenza del governo di Pechino e la sua politica di repressione del dissenso e censura.
Lo testimoniano l’annullamento dell’elezione di due parlamentari cantonesi che non riconoscevano la sovranità cinese (novembre 2016) e l’elezione della filo-cinese Lam come governatore nonostante i sondaggi le favorissero di ben 26 punti un altro candidato (2017).
Ad aprire de facto il 15 marzo le proteste contro il governo è stato infatti il movimento pro-democrazia e autonomista Demoisto, guidato dal giovanissimo Joshua Wong.

A soli 23 anni Wong può già vantare una carriera come vero e proprio leader, come fondatore del movimento studentesco Scholarism (Scolarismo) prima e come leader dell’Umbrella Movement (Movimento degli Ombrelli) poi, entrambi attivi nella salvaguardia della democrazia e dei diritti civili e infatti già coinvolti nelle manifestazioni contro il pilotaggio governativo delle elezioni nel 2014, passate alla cronaca come Umbrella revolution (rivoluzione degli ombrelli).
Tuttavia le migliaia di manifestanti non si riconoscono ancora in un leader o un partito politico comune dato che gli stessi hanno iniziato la propria mobilitazione per via digitale attraverso forum online o reti quali LIHKG (simile al più celebre Reddit) o Telegram.

‘’Non c’è una struttura piramidale di comando (…),ci sono snodi, come in un social network’’.
A confermarlo è in un’ intervista al Wall Street Journal Brian Leung ,25 anni, tra i partecipanti alle sommosse. Le proteste sono proseguite nonostante il 15 giugno la Lam abbia annunciato la sospensione dell’emendamento. Ciò infatti è stato considerato da molti come uno stratagemma per rimandarlo all’apertura del nuovo anno legislativo e scolastico (dato che molti manifestanti sono studenti) e ha alienato ancor più di prima la governatrice dai suoi cittadini in protesta.

Nei mesi successivi la situazione è diventata sempre più violenta dato che forze dell’ordine, protestanti e anche manifestanti filo-cinesi (riuniti principalmente nel Pro-Beijing Camp; Campo Pro-Pechino) hanno compiuto veri e propri raid armati contro gli oppositori.
A settembre un gruppo di manifestanti pro-democrazia e passanti occasionali è stato attaccato da dei lealisti nella zona di Admiralty, tentando anche di investirli con le proprie auto lasciando diverse persone picchiate e accoltellate e a novembre un avvocato e politico filo-cinese è stato a sua volta preso di mira, accoltellato da un finto sostenitore.

Gli eventi come già detto hanno suscitato l’interesse internazionale con la condanna degli alleati di Pechino (Iran, Russia, Corea del Nord) ma anche dichiarazione di solidarietà ai manifestanti da parte di Unione Europea e Stati Uniti, tanto da spingere il governo USA a emanare una legge federale che stabilisce sanzioni a danno della Cina e del governo filo-cinese per violazioni dei diritti umani e la promozione di relazioni commerciali con la città-stato.

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